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Adriatico / Jadran. Rivista di cultura tra le due sponde - Atti del IV Congresso Internazionale della Cultura Adriatica (Pescara–Split, 4-7 settembre 2007). - a cura di Marilena Giammarco e Antonio Sorella - n. 2 - Fondazione Ernesto Giammarco , 2007 - 414 p. ; ill. - recensione a cura di Rita Nicolì.


Il IV Congresso Internazionale della Cultura Adriatica di cui la “Rivista tra le due sponde” raccoglie gli Atti, si è tenuto a Pescara e Spalato dal 4 al 7 settembre 2007. I numerosi interventi hanno come denominatore comune il proposito di rileggere la storia collettiva dei popoli affacciati sulle opposte sponde adriatiche, col fine di individuare una possibilità di incontro e reciproco arricchimento. Ancora una volta quindi, così come era stato per il III Congresso tenutosi a Pescara nel novembre del 2006, il fulcro tematico è rappresentato dall’analisi delle diversità/omologazioni culturali, linguistiche, storiche ed etnografiche dell’area adriatica. Alessandro Masi, segretario generale della società “Dante Alighieri”, con il fine di percorrere la storia di questa società di Cultura Italiana in Croazia, sottolinea come città solo in apparenza prive di affinità, in quanto geograficamente distanti, siano invece, ad una più attenta analisi, legate da rapporti intensi, talvolta, è vero, caratterizzati da conflittualità, ma più spesso tesi a scambi costruttivi a qualsiasi livello, oltre le barriere linguistiche. Francesco Tateo (Università di Bari) nella prolusione fa un’analisi storica di quello che potrebbe anche chiamarsi il «versante napoletano dell’Adriatico». Tateo affronta il problema relativo alla complessa identità di quella parte del Regno che guardava un mare che non era il Tirreno, bensì l’Adriatico, e che ha vissuto vicende storiche e culturali diverse in conseguenza del suo affacciarsi verso i Balcani e l’Oriente. La sezione delle Relazioni è aperta dall’intervento di Giovanna Scianatico (Università del Salento). Il paesaggio adriatico e la dinamicità del suo panorama emergono da una lettera campestre del Bertola, datata 12 maggio 1783, sviluppandosi «all’insegna della sinestesia di pittura e scrittura» e provocando nello stesso autore una tensione verso l’oltre. Arte contemporanea e storia musicale sono gli argomenti delle relazioni rispettivamente di Brigida Di Leo ( Università di Chieti-Pescara) e Anna Maria Iannoni Fiore (Conservatorio di Musica “L. D’Annunzio” di Pescara e di Luisa Curinga (Università di Tor Vergata). Nell’ambito della geolinguistica si inseriscono invece i puntuali interventi di Ljerka Šimunkovic e Ivania Petrin (Università di Spalato) sulla terminologia di origine romanza riguardante gli attrezzi di pesca nell’ambito delle parlate della regione di Spalato, esponendo i risultati di un lavoro frutto del Progetto Scientifico “L’ambiente culturale dalmata del XIX secolo”. A questa relazione si affianca quella di Gabriele Cavezzi (Istituto di Ricerca per le Fonti della Storia della Civiltà Marinara Picena), intitolata “La rete da pesca nell’identità adriatica”, correlata di esplicative immagini e fotografie. Nataša Bajc Žarko propone un interessante studio sull’influenza della moda veneziana sull’abbigliamento delle Spalatine e delle Zaratine del XVIII secolo, sottolineando come fosse proprio la città italiana a mediare la moda francese. Il volume annovera anche una lunga e precisa relazione di Gerardo Massimo (Università di Chieti-Pescara) sulla concordanza/discordanza relativa ai bacini occupazionali nell’ambito di specifici sistemi di lavoro nelle regioni medio adriatiche. Al centro della relazione di Marijana Alujevic si pone la figura di Ivo Tijardovic le cui opere letterarie hanno come indiscutibile fonte di ispirazione la città di Spalato all’inizio del XX secolo. In modo particolare lo scrittore osserva e descrive la vivace quotidianità spalatina. L’Università della Tuscia è presente con il contributo di Vincenzo De Caprio dal titolo “Identità adriatiche in “Gente di mare” di Giovanni Comisso; restando in ambito letterario, Gian Mario Anselmi (Università di Bologna) propone un intervento sul mondo delle Corti romagnole che si affacciano sull’Adriatico; Domenico De Filippis (Università di Foggia), analizzando lo stesso periodo storico letterario, confronta due città adriatiche: Ancona e Ragusa, destinate, per la loro posizione geograficamente strategica, a fungere da punto di contatto tra le due sponde. Segue l’intervento di Claudio Giovanardi (Università di Roma Tre) e Antonio Sorella (Università di Chieti-Pescara) sulla figura di Aldo Duro, uno dei più importanti lessicografi del secondo Novecento, e quello di Diego Poli (Università di Macerata) sul vocalismo romanzo interadriatico, intervento molto tecnico ma estremamente chiaro per la molteplicità di esempi esplicativi che offre. Continua la sezione degli studi di carattere linguistico con le relazioni di Snjažana Nives Bralic e Maja Kezic ,con gli interventi di Claudio Di Felice e Marijana Kvesic e di Pierluigi Ortolano. Pietro Trifone (Università di Roma Tor Vergata) ripercorre da un punto di vista storico l’intreccio di lingue e culture nel Mediterraneo, dovuto ai contatti plurisecolari della sua gente; a questa segue la relazione di Nedjelika Balic- Nižic che analizza la figura di Igino D’Anversa, viaggiatore di origine romana e amante della Dalmazia e di Spalato in particolar modo, tanto da metter la città, i suoi abitanti e la vita quotidiana che in essa si svolge, al centro della produzione poetica di cui Balic- Nižic evidenzia il valore sociologico. Studiando le fonti storiche della Spalato medievale, Marina Marasovic-Alujevic propone un’analisi soprattutto linguistica relativamente alla toponomastica del luogo. Carla Buonomi (Università di Roma “La Sapienza”), in un breve ma denso intervento dal titolo “Navigando verso Est”, rende noto quanto emerso nel “Derrotero Universal del Mediterraneo”, manoscritto del 1616 di Alonso de Contreras, leggendario personaggio spagnolo conoscitore come pochi dell’Adriatico Nord Orientale. Antonio Brazzanovich, singolare personaggio di contadino autodidatta conoscitore di Tommaseo, è argomento della relazione di Živko Nižic (Università di Zadar), da lungo tempo interessato alla figura del Tommaseo e ai suoi rapporti con la Dalmazia. A questa segue la relazione di Monica De Rosa (Fondazione Ernesto Giammarco) : “Identità dispersa di uno scrittore adriatico”, sui resoconti di viaggio di Romualdo Pàntini che a bordo della Esperia, che da Napoli sarebbe arrivata in Terra Santa, documenta il tragitto dando forte voce alla sua interiorità di pellegrino alla ricerca di pace e purificazione. Ancora per la Fondazione Ernesto Giammarco interviene Srecko Jurišic con una articolata relazione su la “Schiavonia magica” nel teatro di D’Annunzio. Ugualmente interessanti risultano gli spunti offerti dalla relazione di Antonela Pivac sulle modalità di traduzione dell’opera di Milijenko Smoje, scrittore e cronista dalmata. La Pivac finalizza il suo intervento alla dimostrazione di quanto indispensabile sia l’attenzione alla componente stilistica di traduzione, anche nella totale libertà delle scelte di ogni traduttore. Definito “ scrittore delle quattro patrie”, Mascioni è l’autore contemporaneo di cui Katerina Dalmatin analizza la breve opera in prosa pubblicata nel 2000, interpretandone il simbolismo alla luce delle tematiche dell’inconscio. RITA NICOLI'



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Adriatico / Jadran. Rivista di cultura tra le due sponde


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