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La vela, la ruota, il vapore. Percorsi letterari dell’Adriatico e mezzi di trasporto /Dario Di Donfrancesco - Milano 2017, 267 pp. - recensione a cura di Sara De Giorgi


Dario Di Donfrancesco in "La vela, la ruota, il vapore. Percorsi letterari dell’Adriatico e mezzi di trasporto" (Mimesis, 2017) esamina alcuni testi legati, dal punto di vista tematico, al Mar Adriatico, inteso «come affascinante conglomerato storico, sociale e letterario». L’analisi è realizzata mediante il ‘filtro’ rilevante dei mezzi di trasporto, considerati «vere e proprie scatole socioculturali o come mobili sorgenti visive». Specificamente, l’autore riunisce in un 'corpus' una serie di evocativi brani di testi scritti negli ultimi due secoli sotto il «macroconcetto di Mar Adriatico» e che comprendono una ricca molteplicità di microaree tematiche e culturali, tra cui, ad esempio, quelle attinenti al confine geografico, ai mutamenti del paesaggio, alla storia dei luoghi, alle identità culturali, alle minoranze linguistiche. La fase storica cui appartengono i brani scelti da Di Donfrancesco riguarda gli ultimi due secoli; particolare attenzione è data al periodo che ruota approssimativamente attorno alle prime due decadi del secolo XIX e che riguarda la ‘rivoluzione dei mezzi di trasporto’, in particolare la diffusione del motore a vapore, il perfezionamento della bicicletta, l’invenzione del treno, del‘motore a combustione interno’ e dell’automobile. Lo scrittore, nell’Introduzione, sostiene che l’interazione tra viaggio, paesaggio adriatico e mezzo di trasporto si profila come una categoria singolare di 'topos' o ‘motivo’, cioè come una particolare modalità narrativo-descrittiva propria, tracciabile ed esaminabile, formata da una serie di richiami di vario tipo al Mar Adriatico. Infatti, non è possibile individuare nelle elaborazioni o nelle modalità paesaggistiche e odeporiche dell’Adriatico un «vero e proprio grande tema saldato con l’universo immaginario e condiviso dell’uomo». A proposito invece del genere letterario, Di Donfrancesco dichiara di far riferimento alle posizioni del critico Vincenzo De Caprio, considerando letteratura di viaggio «una locuzione dai contorni semantici molto ampi, in cui ricadono viaggi di fantasia non compiuti di persona dall’autore» e letteratura odeporica «quella esclusivamente prodotta da scrittori-viaggiatori che hanno redatto le loro opere in seguito a un viaggio effettivamente realizzato». Inoltre, in base anche a quanto sostiene lo studioso Michael Jakob, secondo cui il paesaggio è fenomeno «soggettivo, antropologico» ed è esistente solo in base alla rielaborazione umana, Di Donfrancesco afferma che la fusione tra paesaggio letterario e azione del mezzo di trasporto in area adriatica offre originali modelli visivo-letterari. In funzione di ciò, la scelta dei testi che fanno parte del libro intende essere rappresentativa della «varietà cronotopica adriatica», anche se sempre in stretta connessione con il mezzo di trasporto, che equivale a un vero e prorio «filtro rielaboratore di immagini e di suggestioni». Il testo è diviso in quattro capitoli, in ognuno dei quali vi sono determinate tipologie meccanico-locomotorie di alcuni mezzi di trasporto ed è presente poi un’ulteriore divisione geografica in base alle macroaree analizzate, corrispondenti approssimativamente all’alto, al basso e al medio Adriatico italiani, all’Istria, al Quarnero, alla Dalmazia, alla regione balcanica e a quella albanese. Il primo capitolo è dedicato a navi, imbarcazioni e a mezzi nautici, il secondo invece si concentra esclusivamente sui treni. Il terzo narra di autovetture, carrozze, vetture di servizio pubblico, mentre il quarto è incentrato sulla bicicletta. Dunque, l’opera comprende un’avvincente rassegna di testi in prosa che hanno come minimo comune denominatore il ‘mezzo di trasporto’ e che riguardano l’area adriatica e al suo mare, di cui sono messi in evidenza i più rilevanti aspetti letterari. SARA DE GIORGI


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2018

XXI

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